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Dal Futurismo al Guggenheim di Venezia: la lunga storia del legame tra arte, cibo e vino
Progetti e iniziative
È il 2024 quando Villa Sandi, iconico brand del mondo Prosecco, entra a far parte dei partner sostenitori della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, ampliando il progetto Guggenheim Intrapresæ, un programma nato nel 1992 che coinvolge aziende attente alla cultura nel sostegno attivo alle attività del museo. Una rete di imprese che condivide con la fondazione valori come la sperimentazione, l’innovazione e la valorizzazione del patrimonio artistico, italiano e internazionale.
«La collaborazione tra Villa Sandi e la Fondazione Peggy Guggenheim», spiega Diva Moretti Polegato – Export manager UK/USA e Messico per i brand Villa Sandi, Borgo Conventi e La Gioiosa, «nasce da una profonda attenzione verso le diverse forme d’arte che, negli anni, hanno arricchito il nostro percorso. Tutto è iniziato dalla nostra sede: una villa di scuola palladiana, immersa armoniosamente nel paesaggio delle colline del Prosecco, divenute di recente anche Patrimonio dell’Unesco, che da sempre rappresenta per noi non solo un luogo di lavoro, ma anche una fonte d’ispirazione. Un contesto che ci ha naturalmente portati a esplorare l’arte in molte delle sue declinazioni, ospitando mostre di pittura, fotografia, scultura e concerti».
Vino, arte, cultura. E le bottiglie di Borgo Conventi
«Il nostro primo concept, Vino, arte e cultura, ha aperto la strada a una visione più ampia, che ci ha permesso di cogliere stimoli e opportunità sempre nuovi», spiega ancora Diva Moretti Polegato. «È in questo percorso che si inserisce la collaborazione con la Fondazione Guggenheim, che per noi rappresenta l’opportunità di arricchire la nostra filosofia, con l’espressione artistica presentata in un contesto che è già una manifestazione d’arte. Un connubio perfettamente coerente con la nostra visione, che considera il vino non soltanto come un prodotto, ma come una vera e propria forma d’arte. Questa visione si è arricchita nel 2019 con Borgo Conventi, storica realtà nel mondo dei vini bianchi del Collio». Si trova a Farra d’Isonzo (GO) la tenuta Borgo Conventi, con vigneti che si estendono nell’area Collio DOC. Fondata nel 1975 da Gianni Vescovo, è oggi di proprietà della famiglia Moretti Polegato.
«La linea guida di Borgo Conventi è produrre vini dalla forte identità geografica, espressione autentica del territorio, puntando su eleganza ed equilibrio tra struttura e piacevolezza. Ogni bottiglia racconta una storia di qualità, passione e tradizione, proprio come le opere d’arte che abbiamo il privilegio di ammirare qui, al Guggenheim».

Arte e tavola secondo il Futurismo
Il rapporto tra arte e tavola non è un tema nuovo alla collezione e si inserisce in una riflessione che attraversa secoli di cultura, ma che trova nel Novecento — e in particolare nei movimenti d’avanguardia — un terreno di ricerca privilegiato. Il Futurismo è stato tra i primi movimenti a teorizzare il cibo come forma d’arte totale: i futuristi immaginavano esperienze multisensoriali dove il pasto diventava performance, un happening ante litteram in cui sapori, forme, profumi, musica e scenografie si fondevano insieme.
Già nel 1910, con il Manifesto della pittura futurista di Filippo Tommaso Marinetti, prende forma una poetica che non si sarebbe fermata alla tela. Negli anni successivi, il pensiero futurista si ramifica in molteplici direzioni: nascono manifesti per la danza, la musica, il teatro, perfino per l’architettura — basti pensare alle visioni caotiche e dinamiche di Antonio Sant’Elia, che proiettava le città del futuro in un vortice di verticalità e velocità. Il dinamismo era la cifra distintiva di un movimento che cercava la scossa, lo strappo, il cortocircuito tra linguaggi.
Nel Manifesto della cucina futurista, pubblicato nel 1930, si trova una sorprendente attenzione per la gastronomia come mezzo espressivo e di rottura. I futuristi proponevano piatti e bevande dai nomi onomatopeici e visionari, come la celebre bolibibita piccante, una pozione effervescente pensata per infondere energia e ritmo, una scossa quasi elettrica al corpo e allo spirito. Un esempio eclatante è quello del Pollo Fiat, che univa carni e aromi diversi secondo una geometria ispirata all’industria automobilistica, in perfetto allineamento con l’immaginario provocatorio del gruppo. E poiché lo scandalo era parte integrante della loro strategia comunicativa, non stupisce che le serate futuriste finissero spesso in zuffe e risse: momenti di rottura programmati per far parlare la stampa.
Oggi, il museo ospita opere surrealiste, cubiste, dell’espressionismo astratto, insieme a capolavori dell’arte italiana e internazionale. Peggy Guggenheim ha sempre mostrato un profondo interesse per l’avanguardia italiana e, più in generale, per quei linguaggi che rompevano con la tradizione e cercavano nuove forme espressive. Alcuni artisti futuristi o vicini al movimento sono infatti presenti nel museo, a testimonianza della sua sensibilità per l’energia dirompente delle avanguardie storiche.