Arnaldo Pomodoro, foto Andrea Cabiale
Tra i più influenti scultori italiani nel Novecento, con la sua ricerca, iniziata negli anni Cinquanta, ha attraversato ambiti diversi, dalla scenografia all’installazione urbana, trasformando l’astrazione in architettura simbolica ed esponendole sue opere in tutto il mondo: Arnaldo Pomodoro è morto ieri, 22 giugno, nella sua casa, a Milano. Oggi avrebbe compiuto 99 anni. La notizia è stata annunciata dalla Fondazione che porta il suo nome. Anche il fratello minore, Gio Pomodoro, scomparso nel 2002, è stato un importante artista e scultore.
Conosciuto a livello internazionale per le sue imponenti sfere bronzee che si aprono in fenditure e ingranaggi interni, Pomodoro ha saputo coniugare rigore geometrico e tensione organica in un linguaggio plastico unico e riconoscibile, capace di evocare un mondo sospeso tra mito, archeologia industriale e forze arcaiche.
«Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa», scrive Carlotta Montebello, direttrice generale dell’istituzione.
«“Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum.
L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile…”
La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società.
Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti».
Nato a Morciano di Romagna nel 1926, Arnaldo Pomodoro si formò come geometra e orafo. Approdò alla scultura negli anni Cinquanta, iniziando una sperimentazione che lo avrebbe portato a privilegiare il bronzo ma senza disdegnare materiali come l’oro, il ferro o il cemento. Trasferitosi a Milano nel 1954, entrò in contatto con il gruppo Continuità, affiancando artisti come Lucio Fontana. Da allora, il suo lavoro ha esplorato la dialettica tra superficie e profondità, levigatezza e disgregazione, in forme che oscillano tra il cilindro e la sfera, il parallelepipedo e l’obelisco, spesso squarciate per rivelare complessi sistemi interni, simili a scritture o meccanismi nascosti.
Le sue sculture monumentali sono oggi disseminate in tutto il mondo, da Roma a New York, da Mosca a Tokyo, e dialogano con lo spazio urbano come apparizioni enigmatiche. Tra le più note: Sfera con sfera nei Musei Vaticani, la Lancia di Luce a Terni, il Disco solare a Mosca e la colossale installazione per il Trinity College di Dublino. Non meno significative le committenze pubbliche e religiose, come l’altare per la chiesa di Padre Pio progettata da Renzo Piano o i portali per il Duomo di Cefalù.
Accanto all’attività artistica, Pomodoro ha ricoperto ruoli importanti nella formazione di giovani artisti: ha insegnato in università americane, tra cui Stanford, Berkeley, Mills College, e ha fondato il Centro TAM di Pietrarubbia, dedicato alla sperimentazione dei metalli. Dal 1977 ha iniziato a donare una selezione significativa delle sue opere allo CSAC dell’Università di Parma, costruendo un fondo pubblico tra i più completi della sua produzione.
Arnaldo Pomodoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti accademici e istituzionali nel corso della sua carriera. Gli è stata conferita una Laurea honoris causa in Lettere dal Trinity College dell’Università di Dublino, davanti al quale si erge una sua monumentale scultura, donata in occasione della cerimonia. Ha inoltre ricevuto la Laurea honoris causa in Architettura e Ingegneria dall’Università di Ancona.
Nel campo delle arti sceniche, si è aggiudicato per due volte il Premio Ubu per la miglior scenografia teatrale: nel 1990 per I paraventi di Jean Genet e nella stagione 1991/1992 per Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard-Marie Koltès.
Dal 1993 è socio onorario dell’Accademia di Belle Arti di Brera e, l’anno successivo, ha ricevuto il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per l’eccellenza del suo contributo all’arte contemporanea, è stato inoltre eletto Accademico Ordinario dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
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