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Il Louvre aumenta il prezzo del biglietto. Ma solo per i visitatori non europei
Musei
di redazione
Secondo quanto riportato da Le Monde, a partire dall’1 gennaio 2026, i principali musei francesi, tra cui il Louvre di Parigi e la Reggia di Versailles, applicheranno ai visitatori extra-Unione Europea una tariffa di ingresso aumentata di poco meno di dieci euro, portando il biglietto da 22 € a 30 €. Per legge, la politica tariffaria è limitata ai visitatori provenienti da Paesi extracomunitari, poiché le norme della Commissione europea garantiscono ai cittadini europei parità di accesso alle istituzioni culturali (anche se con differenze di applicazione da Paese a Paese).
Descritta come «Tariffa differenziata», la misura ha anche innescato un effetto domino e sarà presto sperimentata in altre destinazioni turistiche di punta, tra cui l’Arco di Trionfo o la Conciergerie, entrambi gestiti dal Centro dei Monumenti Nazionali, il Castello di Chambord nella Valle della Loira e l’Opéra Garnier di Parigi. Si prevede che altre istituzioni adotteranno il modello nel 2027. L’obiettivo è colmare le perdite economiche causate dai tagli al bilancio della cultura, dalla diminuzione delle sponsorizzazioni private e dall’aumento dei costi di restauro.
A Versailles, dove il 42% degli 8 milioni di visitatori annuali del sito proviene da fuori Europa, gli amministratori considerano questi fondi come un’ancora di salvezza. Gli incassi potrebbero essere destinati a interventi di manutenzione fondamentali, dalla riparazione di vasche e fontane, alla cura delle aree verdi. Invece, a Chambord, dove i turisti extra UE rappresentano solo il 10% degli ingressi, i funzionari stanno comunque valutando l’aumento dei prezzi da 19 a 29 €, perché il castello necessita di 100 milioni di euro per i lavori di ristrutturazione, inclusi 25 milioni di euro per l’ala Francesco I, «Che non possiamo finanziare con le nostre entrate attuali», spiegano.
Nel frattempo, anche il Louvre è alle prese con importanti lavori di ristrutturazione e nei prossimi 15 anni dovrà affrontare una spesa altissima, di circa 400 milioni di euro. Alcune settimane fa, infatti, Le Parisien aveva pubblicato una lettera interna della direttrice Laurence des Cars, in cui si spiegava come gran parte dell’edificio non fosse più impermeabile, oltre a non poter garantire le condizioni climatiche adatte per conservare al meglio la sua preziosissima collezione. Il presidente Emmanuel Macron ha promesso un restauro radicale ma fonti interne affermano che è improbabile che il governo si faccia carico dell’intero costo. Si prevede – e si spera – che il biglietto d’ingresso di 30 euro potrebbe arrivare a raccogliere 20 milioni di euro all’anno, che saranno impiegati per questi lavori di ristrutturazione.
Ma non tutti sono d’accordo. «Riuscite a immaginare di far pagare di più a un iracheno che a un belga per vedere il Codice di Hammurabi, che proviene dall’Iraq? Di far pagare di più agli africani per poter vedere, al Pavillon des Sessions, oggetti che un giorno i loro Paesi potrebbero chiedere di restituire?», ha dichiarato a Le Monde, in forma anonima, un curatore del Louvre.
La manovra non è piaciuta nemmeno ai sindacati francesi. Valérie Baud, rappresentante del sindacato CFDT – Confédération française démocratique du travail del Louvre, ha criticato la tempistica dell’aumento dei prezzi, definendo la decisione «Discriminatoria» e sostenendo che mina i valori fondamentali del servizio culturale pubblico francese: universalità, uguaglianza e accessibilità.
Una fonte del Ministero della Cultura ha liquidato la preoccupazione, dichiarando a Le Monde che «I turisti venuti da lontano non esiteranno a pagare qualsiasi prezzo per tornare indietro nel tempo con Maria Antonietta, farsi un selfie con la Gioconda o godersi la vista panoramica di Parigi dall’Arco di Trionfo».