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Un nuovo museo progettato dallo Studio Migliore+Servetto con Karmachina celebra il Trattato di Schengen, a 40 anni dalla firma dell’accordo che gettò le basi della libera circolazione europea. Il museo si trova nel piccolo comune lussemburghese che ha dato il nome al documento ed è stato inaugurato il 14 giugno alla presenza dei Granduchi di Lussemburgo e di numerose autorità europee.
Nella stessa occasione è stato presentato anche il rinnovato Battello Prinzessin Marie-Astrid Europa, dove nel 1985 fu sottoscritto l’accordo che avrebbe cambiato per sempre la geografia politica e simbolica del Continente. L’accordo infatti pose le basi per la libera circolazione delle persone all’interno di gran parte dell’Europa, istituendo quello che oggi è noto come lo Spazio Schengen. Attualmente, vi aderiscono 25 Paesi dell’Unione Europea e alcuni Stati associati, come Svizzera e Norvegia, rendendo Schengen uno dei simboli più concreti dell’integrazione europea.

«Questo progetto ci ha dato l’opportunità unica di lavorare su due luoghi espositivi non convenzionali, profondamente diversi ma fortemente connessi tra loro: un museo permanente e il battello itinerante. Ponendo in dialogo i due spazi, abbiamo sviluppato un museo contemporaneo concepito come organismo aperto, permeabile, e narrante, capace di attivare allo stesso tempo memoria, emozione e conoscenza», ha affermato Ico Migliore. «Schengen inoltre non è solo un luogo, è un concetto di civiltà: a quarant’anni dalla firma dell’Accordo, poter contribuire a raccontarne la storia è per noi motivo di orgoglio», ha continuato l’architetto che, nel 1997, insieme alla compagna Mara Servetto, fondò a Milano l’omonimo studio, conosciuto, tra l’altro, per i progetti di rinnovamento di importanti siti culturali internazionali, come il Museo di Storia Naturale e l’ADI Design Museum di Milano, il Museo Egizio di Torino, il Museo Chopin di Varsavia.

Dunque, il Museo di Schengen si struttura attorno al tema dei Borders, proponendo un percorso che supera le barriere, che siano architettoniche o culturali, attraverso un linguaggio multimediale, multisensoriale, dall’impostazione narrativo. Il progetto allestitivo combina rigore storico e coinvolgimento emotivo, guidando il visitatore attraverso un’esperienza immersiva sull’evoluzione del concetto di “confine” nella storia dell’umanità, con particolare attenzione alla costruzione dell’identità europea.

In una progressione lineare di testi e oggetti legati ai temi delle quattro sezioni principali, si incontrano 19 installazioni, ognuna diversa per contenuto, forma e multimedialità, nel fluire di un percorso circolare culminante nel nucleo centrale: il Cube.

«Abbiamo immaginato il museo come uno spazio fluido e dinamico, un percorso esperienziale che culmina nel Cube: un elemento immersivo e simbolico che rappresenta il superamento dei confini, in tutte le sue forme», ha spiegato Mara Servetto. Ricoperto da un pattern di bandiere europee, il cubo è uno spazio riflettente e pulsante, dove le testimonianze personali di chi ha attraversato i limiti geografici e umani della libertà di movimento si fanno racconto collettivo. Qui, come lungo tutto il percorso, il visitatore diventa protagonista, grazie a una card personale che attiva installazioni interattive e consente la personalizzazione della fruizione.

«La nostra attenzione si è focalizzata sul coinvolgimento del visitatore, vero protagonista del percorso espositivo», ha aggiunto Paolo Ranieri di Karmachina, studio di multimedia design con sede a Milano, nato nel 2013. «Grazie alla stratificazione di contenuti, il pubblico può interagire liberamente con le installazioni multimediali, esplorando l’evoluzione dei confini attraverso una linea del tempo interattiva, vestendo i panni di una studentessa desiderosa di entrare nell’area Schengen e lasciando un proprio contributo alla fine della visita».

Parallelamente al museo, è stato riallestito anche il Battello Prinzessin Marie-Astrid Europa, teatro della firma dell’accordo del 1985 e rinnovato come simbolo mobile e vivo di un’Europa in cammino. Migliore+Servetto e Karmachina lo hanno trasformato in una «Macchina narrativa itinerante». Al ponte superiore, il design rievoca l’atmosfera dell’epoca con eleganza sobria, mentre al ponte inferiore, spazi flessibili ospitano mostre temporanee, conferenze e installazioni.

In un momento storico in cui la mobilità delle persone è oggetto di tensione più che di apertura, l’auspicio è che i valori alla base di quell’accordo possano diventare pratica quotidiana, ben oltre le pareti del museo.